Appalti pubblici ed equivalenza dei contratti collettivi
Tar Emilia Romagna, 9 giugno 2025, n. 635
Una recente sentenza del Tar dell’Emilia Romagna offre spunti interessanti sul discusso tema dei contratti collettivi applicabili negli appalti pubblici a norma dell’art. 11 del d.lgs. n. 36/2023, affermando che se l’operatore economico, nel contraddittorio con l’amministrazione, non prova adeguatamente la congruità dei costi della manodopera e l’equivalenza del contratto collettivo applicato con quello indicato nel bando, è legittima la sua esclusione dalla gara, anche se la sua offerta non risulta anomala nel complesso.
Il caso di specie riguardava la gara per l’affidamento del servizio di accoglienza e sorveglianza nelle sedi museali in un Comune della Regione; la stazione appaltante aveva indicato il CCNL Federculture come quello di riferimento. La cooperativa risultata prima in graduatoria, invece, nell’offerta dichiarava di applicare il CCNL Multiservizi. Espletato il contraddittorio sulla congruità dei costi della manodopera e sull’equivalenza delle tutele dei contratti collettivi, l’offerente veniva esclusa dalla gara.
Il Tar ha rigettato il ricorso avverso l’esclusione ritenendola perchè motivata dal fatto che la cooperativa non aveva risposto in modo esaustivo alle richieste di chiarimenti rivolte dall’amministrazione e, in particolare, per aver omesso di compilare le tabelle, sottopostele durante il procedimento di verifica, che avrebbero permesso un confronto lineare fra il costo orario dei due contratti collettivi e fra le singole voci retributive da considerare per la verifica di equivalenza economica. Secondo il Tar, inoltre, la cooperativa non poteva difendersi adducendo, soltanto a giudizio instaurato e non già in fase di offerta, che le differenze retributive fra i due contratti (verificati anche dalla relazione tecnica del Comune) sarebbero state pareggiate da superminimi individuali.