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Archivio per categoria: Giurisprudenza

Le tipizzazioni contrattuali nel licenziamento disciplinare

5 Maggio 2022da Admin2

La Suprema Corte, con la sentenza n. 11665 dell’undici aprile 2022 è intervenuta sulla previsione del comma 4 dell’art. 18 della legge n. 300/1970 – che sanziona, tra l’altro, la mancanza di giusta causa o giustificato motivo soggettivo perché il fatto rientra tra le condotte punibili con una sanzione conservativa sulla base delle previsioni dei contratti collettivi ovvero dei codici disciplinari applicabili – affermando che nel caso in cui ”la fattispecie punita con una sanzione conservativa sia delineata dalla norma collettiva attraverso una clausola generale, al giudice è demandato di interpretare la fonte negoziale e verificare la sussimibilità del fatto contestato nella previsione collettiva anche attraverso una valutazione di maggiore o minore gravità della condotta”.

Ciò in quanto, per la Cassazione, dalla disposizione “non si evince alcun ragionevole richiamo ad una tipizzazione specifica e rigida delle singole fattispecie”.

 

  • Cassazione 11665 2022
https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2020/05/240_F_280013047_cnRRwl0NQfwX7LVOZLmu96taIotzcis4-e1589980238367.jpg 218 360 Admin2 https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-albi.png Admin22022-05-05 18:31:452022-05-05 18:31:45Le tipizzazioni contrattuali nel licenziamento disciplinare
Giurisprudenza in Giurisprudenza

Cassazione penale: mobbing e atti persecutori

15 Aprile 2022da Admin2

La Corte di Cassazione, V sezione penale, con la sentenza del 5 aprile 2022, n. 12827, ha condannato per atti persecutori aggravati il Presidente di una società di raccolta rifiuti che aveva “reiteratamente minacciato le persone offese di “cementarle” in un pilastro, li ha invitati a confrontarsi fisicamente con lui, li ha sottoposti a pubblici rimproveri inutilmente mortificanti e ad una serie di provvedimenti disciplinari culminati anche in un licenziamento al fine di creare terrore tra i dipendenti iscritti ad una associazione sindacale”.

Per la Cassazione penale per la sussistenza del delitto di cui all’art. 612-bis cod. pen. (atti persecutori), “è sufficiente il dolo generico, con la conseguenza che è richiesta la mera volontà di attuare reiterate condotte di minaccia e molestia, nella consapevolezza della loro idoneità a produrre uno degli eventi alternativamente previsti dalla norma incriminatrice” (cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita).

A differenza del mobbing nell’ambito civilistico, per cui è richiesto il perseguimento di uno scopo specifico, per la configurazione degli atti persecutori non occorre, dunque, che le condotte siano dirette ad un fine specifico.

 

  • Cassazione_2022_12827_penale
https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2020/01/Lottemperanza-al-giudicato.-La-giustizia-nellamministrazione-707x354-1.jpg 354 707 Admin2 https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-albi.png Admin22022-04-15 11:35:532022-04-15 11:35:53Cassazione penale: mobbing e atti persecutori
Giurisprudenza in Giurisprudenza

Repêchage e manifesta insussistenza del fatto: reintegrazione nel posto di lavoro

15 Aprile 2022da Admin2

La Suprema Corte, con ordinanza n. 9158 del 21 marzo 2022, ha ritenuto che il licenziamento intimato per inidoneità fisica o psichica accompagnato dalla violazione dell’obbligo datoriale di adibire il lavoratore a possibili alternative di mansioni (c.d. repêchage), integra l’ipotesi di difetto di giustificazione suscettibile di reintegrazione a norma dell’art. 18, comma 7 della legge n. 300/1970, sanzione applicabile allorquando vi sia una “assenza dei presupposti evidente e facilmente verificabile sul piano probatorio che consenta di apprezzare la pretestuosità del recesso”.

Per la Corte, il giudice del reclamo, nel confermare la tutela reintegratoria già accordata dal giudice dell’opposizione e prima ancora quello della fase sommaria, ha correttamente verificato “una evidente mancanza di allegazione quanto all’impossibilità di riutilizzare il lavoratore in altre mansioni anche inferiori. Si tratta di un apprezzamento dei fatti allegati, che ha portato il giudice di merito a ritenere evidente l’insussistenza dei motivi posti a base del recesso”, che si allinea ai principi enunciati in materia.

  • Cassazione_2022_09158
https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-albi.png 0 0 Admin2 https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-albi.png Admin22022-04-15 11:34:422022-04-15 11:53:38Repêchage e manifesta insussistenza del fatto: reintegrazione nel posto di lavoro
Giurisprudenza in Giurisprudenza

Sulla retribuzione globale di fatto

7 Aprile 2022da Admin2

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8040 del 11.03.2022, specifica che la nozione di retribuzione globale di fatto – indicata dall’art. 18, l. n. 300/70 quale parametro dell’indennità risarcitoria in caso di illegittimità di un licenziamento – si riferisce a quanto il dipendente avrebbe percepito se avesse lavorato, esclusi i compensi eventuali ed i vari emolumenti aventi natura non retributiva, con esclusione, dunque, dei soli compensi eventuali di cui non sia certa la percezione, di quelli legati a particolari modalità di svolgimento della prestazione stessa ed aventi carattere occasionale o eccezionale.

Nel caso affrontato, la Cassazione esclude che vi rientri l’indennità di servizio estero, la quale non ha natura retributiva, essendo finalizzata esclusivamente a sopperire agli oneri derivanti dalla permanenza nella sede straniera, in quanto occorre fare riferimento al compenso che il lavoratore percepisce in conseguenza del “normale” svolgimento di una prestazione, senza che possano quindi essere valorizzate ulteriori indennità connesse ad altri parametri (per esempio, rimborso per oneri di trasferimento) o emolumenti volti a compensare non la maggiore gravosità/difficoltà della prestazione ma differenti disagi (come quelli connessi al trasferimento, ai viaggi, alla locazione di un immobile nel nuovo luogo di lavoro, ecc.).

 

  • Cass.-ord.-n.-8040-2022
https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2020/06/240_F_331900960_6dGzutEgjBdDQumc90VDS6mWupBbFXSC-2.jpg 427 640 Admin2 https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-albi.png Admin22022-04-07 16:00:402022-04-07 16:00:40Sulla retribuzione globale di fatto
Giurisprudenza in Giurisprudenza

No al green pass come misura di sicurezza in assenza di un obbligo di legge (tempus regit actum)

28 Marzo 2022da Admin2

Con la sentenza del Tribunale di Firenze, sezione Lavoro, n. 155/2022 pubblicata il 4.3.2022, il Giudice del lavoro ha condannato al risarcimento dei danni una società che aveva imposto ai lavoratori il possesso del green pass, nonostante la mancanza di un obbligo di legge.

In particolare, la dipendente con mansioni di addetto piscina, nell’agosto 2021, veniva sospesa in quanto non in possesso del green pass.

Secondo l’azienda, il green pass rientrava tra le misure di sicurezza in ottemperanza all’obbligo di cui all’art. 2087 cod. civ.

Il Giudice, dopo aver richiamato l’art. 9 bis del d.l. n. 52/2021 vigente al momento dei fatti, rilevando che imponeva il possesso del green pass per i soli frequentatori delle piscine e limitatamente alle attività al chiuso, fa riferimento all’art. 29 bis, d.l.. n. 23/2020 che all’epoca stabiliva come tutela contro il rischio di contagio nei luoghi di lavoro il rispetto per i datori di lavoro delle prescrizioni contenute nel protocollo condiviso del 24.4.2020.

Il protocollo condiviso non prevedeva alcun obbligo di green pass – che sarebbe scattato soltanto il 15 ottobre 2021, con il d.l. n. 105/2021 – ed in mancanza di un provvedimento dell’autorità o di una richiesta espressa del medico aziendale, l’imposizione del datore di lavoro deve ritenersi illegittima.

 

 

  • SENTENZA-TRIBUNALE-FIRENZE-SEZ.-LAVORO-155-2022 (1)
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Giurisprudenza in Giurisprudenza

Rifiuto del trasferimento e licenziamento

22 Marzo 2022da Admin2

La Cassazione torna ad affrontare il tema della mancata presentazione in servizio del lavoratore che ritiene illegittimo il proprio trasferimento. In particolare, la lavoratrice impugnava il licenziamento irrogatole per assenza ingiustificata per non essersi presentata presso la sede aziendale ove era stata trasferita.

La Cassazione , con la sentenza n. 7392 del 7.3.2022, rileva che, in ipotesi di trasferimento adottato in violazione dell’art. 2103 cod. civ., l’inadempimento datoriale non legittima in via automatica il rifiuto del lavoratore ad eseguire la prestazione.

Poiché il rifiuto dello svolgimento delle mansioni presso la nuova sede di adibizione è disciplinarmente rilevante laddove sia contrario a buona fede, occorre una ulteriore valutazione sulla base delle concrete circostanze che connotano la specifica fattispecie per verificare se all’inadempimento datoriale può corrispondere il rifiuto del lavoratore.

 

  • Cass.-sent.-n.-7392-2022
https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2017/06/trasferimento-lavoratore.jpeg 3789 5698 Admin2 https://www.studiolegalealbi.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-albi.png Admin22022-03-22 14:17:492022-03-22 14:17:49Rifiuto del trasferimento e licenziamento
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Prof.Avv.
Pasqualino Albi

Pasqualino Albi è professore ordinario di diritto del lavoro nel dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Pisa e avvocato giuslavorista. È autore di oltre cento pubblicazioni scientifiche in materia di diritto del lavoro, fra le quali tre monografie.

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