Le SS. UU. sulla tardiva contestazione dei fatti posti a fondamento del licenziamento
Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione, con la sentenza 27 dicembre 2017, n. 30985, hanno composto l’annoso contrasto giurisprudenziale relativo alla tutela applicabile in caso di illegittimità del licenziamento per tardiva contestazione degli addebiti.
Nella sentenza in esame si afferma il seguente principio di diritto: “la dichiarazione giudiziale di risoluzione del licenziamento disciplinare conseguente all’accertamento di un ritardo notevole e non giustificato della contestazione dell’addebito posto a base dello stesso provvedimento di recesso, ricadente “ratione temporis” nella disciplina dell’art. 18 della legge n. 300 del 1970, così come modificato dal comma 42 dell’art. 1 della legge n. 92 del 28.6.2012, comporta l’applicazione della sanzione dell’indennità come prevista dal quinto comma dello stesso art. 18 della legge n. 300/1970”.
Tuttavia si precisa che “qualora le norme di contratto collettivo o la stessa legge dovessero prevedere dei termini per la contestazione dell’addebito disciplinare, la relativa violazione verrebbe attratta, in quanto caratterizzata da contrarietà a norma di natura procedimentale, nell’alveo di applicazione del sesto comma del citato art. 18 che, nella sua nuova formulazione, è collegato alla violazione delle procedure di cui all’art. 7 della legge n. 300 del 1970 e dell’articolo 7 della legge n. 604 del 1966”.
Fatto materiale, imputabilità, licenziamento
0 Commenti-da adminIl Tribunale di Monza con decisione del 26 ottobre 2017 si è pronunciato in tema di insussistenza del fatto materiale contestato, qualificando come insussistente il fatto materiale che, pur essendosi storicamente verificato, non sia imputabile al lavoratore.
Infatti, secondo la decisione de qua, il fatto materiale deve concretizzarsi in “un inadempimento imputabile al lavoratore, essendo contrario ai principi generali dell’ordinamento che un soggetto possa essere chiamato a rispondere di un fatto che non possa essergli soggettivamente addebitato a titolo di dolo o colpa”. Si sottolinea a tal fine che “le ipotesi di responsabilità oggettive, bandite dal sistema giuridico penale, costituiscono un’eccezione anche al sistema civilistico […] e come tali devono essere interpretate in senso restrittivo”.
Licenziamento disciplinare e tardività
0 Commenti-da adminLe SS. UU. sulla tardiva contestazione dei fatti posti a fondamento del licenziamento
Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione, con la sentenza 27 dicembre 2017, n. 30985, hanno composto l’annoso contrasto giurisprudenziale relativo alla tutela applicabile in caso di illegittimità del licenziamento per tardiva contestazione degli addebiti.
Nella sentenza in esame si afferma il seguente principio di diritto: “la dichiarazione giudiziale di risoluzione del licenziamento disciplinare conseguente all’accertamento di un ritardo notevole e non giustificato della contestazione dell’addebito posto a base dello stesso provvedimento di recesso, ricadente “ratione temporis” nella disciplina dell’art. 18 della legge n. 300 del 1970, così come modificato dal comma 42 dell’art. 1 della legge n. 92 del 28.6.2012, comporta l’applicazione della sanzione dell’indennità come prevista dal quinto comma dello stesso art. 18 della legge n. 300/1970”.
Tuttavia si precisa che “qualora le norme di contratto collettivo o la stessa legge dovessero prevedere dei termini per la contestazione dell’addebito disciplinare, la relativa violazione verrebbe attratta, in quanto caratterizzata da contrarietà a norma di natura procedimentale, nell’alveo di applicazione del sesto comma del citato art. 18 che, nella sua nuova formulazione, è collegato alla violazione delle procedure di cui all’art. 7 della legge n. 300 del 1970 e dell’articolo 7 della legge n. 604 del 1966”.
Demansionamento e autotutela
0 Commenti-da adminCon la sentenza n. 836 del 16 gennaio 2018 la Corte di Cassazione ha dichiarato legittimo il licenziamento irrogato al lavoratore, assentatosi dal posto di lavoro per un periodo superiore a quattro giorni in segno di protesta contro il demansionamento messo in atto dal datore di lavoro.
Un consolidato orientamento della Cassazione “ritiene legittimo, nel contratto a prestazioni corrispettive ex art. 1460 cod.civ., il rifiuto da parte del lavoratore di essere addetto allo svolgimento di mansioni non spettantegli”.
Il Supremo Collegio ribadisce che in questi casi il rifiuto debba essere “proporzionato all’illegittimo comportamento del datore di lavoro e conforme a buona fede”.
Minimale di retribuzione: la circolare INPS
0 Commenti-da adminCon la Circolare n. 13 del 26 gennaio 2018, l’INPS ha comunicato per l’anno 2018 i valori del minimale di retribuzione giornaliera, del massimale annuo della base contributiva e pensionabile, del limite per l’accredito dei contributi obbligatori e figurativi, nonché gli altri valori per il calcolo delle contribuzioni dovute in materia di previdenza e assistenza sociale per la generalità dei lavoratori dipendenti iscritti alle gestioni private e pubbliche.
I contratti collettivi leader: la circolare INL
0 Commenti-da adminCon la Circolare 25 gennaio 2018, n. 3, l’INL ha invitato Ispettorati territoriali, INPS ed INAIL ad attivare specifiche azioni di vigilanza nei settori di attività in cui la mancata applicazione dei c.d. contratti leader possa determinare con maggior frequenza problematiche di dumping.
La mancata applicazione dei contratti collettivi dotati del requisito della maggiore rappresentatività in termini comparativi rende inapplicabili gli istituti di flessibilità previsti dal d.lgs. n. 81/2015.
La circolare ribadisce che, ogni volta che il d.lgs. n. 81/2015 rimette alla “contrattazione collettiva” il compito di integrare la disciplina delle tipologie contrattuali, gli interventi di contratti privi del requisito della maggiore rappresentatività in termini comparativi non hanno alcuna efficacia.
Crisi di impresa e diritto del lavoro
0 Commenti-da adminEcco la sessione del Convegno di Ancona del 16-17 novembre scorso dedicata ai temi della crisi di impresa nel diritto del lavoro con gli interventi di Bonetti, Governatori e Albi.